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Film delle montagne

Film delle montagne

Manifesti

Cartonato con sovraccoperta plastificata a colori Formato 21,5x28 cm 392 pagine con 700 illustrazioni a colori. Edizione bilingue italo-inglese
ISBN 978-88-8068-411-4
Premio leggimontagna 2009, Carnia. Saggistica 2° classificato
Disponibile in libreria

 

Recensioni

  •  Neue Zürcher Zeitung
    «Mamma mia, che bella!». Bildmaterial der Berge in Turin
     
    dab. Etwas gar forsch, wie sich der elegant frisierte Mann über die blond gelockte, offenbar gestürzte Skifahrerin beugt. Will er sie hochheben, küssen oder gar noch weiter in den Schnee drücken? Und wer sind die stockbewaffneten Männer, die im Hintergrund von weissen Zinnen herunterkommen? Nebenbuhler, Helfer? Den königlichen, im Abendrot leuchtenden Berg rechts oben scheint die Szene nicht zu kümmern. Uns Betrachter aber schon – und genau das soll dieses Plakat des belgischen Berg- und Skifilmes «Der Leutnant ihrer Majestät» von 1929 auch tun: uns neugierig machen. Es dient nun als Cover des Bildbandes «Film delle montagne – manifesti», den das Museo Nazionale della Montagna in Turin herausgegeben hat. In gleicher Aufmachung sind die Bände zur Bergfotografie und zu Illustrationen verschiedenster Art erschienen, worauf Berge eine Rolle spielen. Drei wunderschöne Werke mit insgesamt 1182 Seiten!

    Im Filmbuch sind 600 farbig abgebildete Plakate aus der ganzen Welt zu sehen, von Erich von Stroheims «Blind Husbands» aus dem Jahre 1919 über Riefenstahl und Trenker, James Bond und Heidi bis zu «Swiss Miss» mit Laurel und Hardy und dem jüngsten Tell-Film von 2007. Sauber geordnet und kommentiert. Augenweide – und Aufforderung zugleich, ein paar dieser Bergfilme bei Gelegenheit einmal anzuschauen. Es muss ja nicht «Jagdrevier der scharfen Gemsen» sein, sondern eher «Snow Job» mit Jean-Claude Killy oder «Almenrausch und Edelweiss» von 1928.

    Das Fotobuch seinerseits enthält 601 vor allem schwarz-weisse und frühere Bergfotografien. Darunter einige berühmte wie diejenigen von Vittorio Sella, Vilém Heckel oder Henry Bradford Washburn. Das Schwergewicht der Auswahl liegt aber auf kaum bekannten Fotografen. Eine Entdeckung ist der Engländer Francis Frith; seine Staubbach-Foto von 1864 zeigt den so oft gemalten Wasserfall im Berner Oberland in ganz neuer Perspektive.

    Und schliesslich der Band mit 867 alpinen Erscheinungen auf Druckerzeugnissen. Plakate, Titelbilder von Zeitschriften, Spiele, Reklamemarken, Albums, Prospekte, Kofferkleber, Fruchtpapiere, Etiketten, Speisekarten, Kalenderblätter, Aktien, Banknoten, Kreditkarten: Überall spielten und spielen Berge und Bergsport eine Rolle.

    Das Alpinmuseum von Turin sammelt das Bildmaterial der Berge: Die Sammlung umfasst rund 140 000 Fotos, 8000 Filmplakate, 10 000 Illustrationen. Die drei Bildbände machen nun einen Teil zugänglich. Fotos und Illustrationen sind genau beschrieben, Fotografen, Zeichner, Orte und Nationen alphabetisch aufgelistet. Bibliografien finden sich ebenfalls. Einfach vorbildlich. Und: Die klugen Begleittexte der Bildbände kann man auch auf Englisch lesen.

    Und während man all diese Abbildungen anschaut, könnte man noch die dazu passende Musik hören. In gleicher Grösse wie die Sammlungsbände ist beim Verlag Priuli & Verlucca auch «Montagna in Musica» von Andrea Gherzi herausgekommen. Der Text ist nur auf Italienisch; dem Werk sind aber zwei CD mit 43 Stücken (von Ranz de Vaches di Friburgo bis Richard Strauss) und einer Gesamtdauer von knapp zwei Stunden beigelegt. Mit dabei natürlich: «La montanara», dieses uritalienische Berglied. Mamma mia, che bella!

  • La Stampa
    Montagne in pellicola riassunte su poster
    «Ogni museo ha il suo doppio. Sono le raccolte che il visitatore non vede, quelle nei depositi o riservate alla consultazione ». Così è per il Museo nazionale della montagna del Cai di Torino che conserva i poster dei principali film ambientati, dedicati, girati in montagna. Unpatrimonio meraviglioso di colori, personaggi, epoche, generi, filosofie. Audisio e Natta-Soleri in 390 pagine ne presentanouna selezione.

  • La Provincia di Lecco
    Quelle vette che hanno fatto la storia del cinema
  • La Cronaca
    la recensione su La Cronaca

  • Il Gazzettino
    La montagna e i suoi film, un set infinito attraverso i cartelloni
  • Messaggero Veneto
    Monti, disegni e film
  • alpinia.net

    la recensione sul sito www.alpinia.net

    Ogni museo ha il suo doppio. Sono le raccolte che il visitatore non vede, quelle nei depositi o riservate alla consultazione. Anche il Museo Nazionale della Montagna del CAI-Torino non fa eccezione. Nell’Area Documentazione – sede del Centro Documentazione, della Cineteca Storica e Videoteca, del CISDAE e della Biblioteca Nazionale CAI – è conservato un grande patrimonio conosciuto a livello mondiale. Quest’opera nasce con lo scopo di presentare al pubblico i pezzi più significativi del Centro Documentazione: manifesti di film, turismo, commercio; fotografie e oggetti di collezionismo.

    Il primo dei volumi è dedicato al cinema, anzi alla sua immagine mediata dalla promozione delle principali pellicole su montagna, alpinismo e esplorazione. Spesso nei disegni dei grandi affissi è raccontata un’altra storia, in alcuni casi più avvincente di quella della pellicola. Una storia che si può scoprire con un lungo viaggio, dai primi ciak ad oggi, attraverso le pagine del libro.


  • Tuttolibri
    Andavamo sulla neve con Maciste
    Se c'è una cosa che il cinema ha perduto, dopo l'avvento dei trailer e dei dvd, è il fascino dei manifesti che reclamizzavano una pellicola, cercando di condensare nei disegni o nelle fotografie più elementi narrativi possibili che potessero catturare l'interesse e l'emozione dei potenziali spettatori. I manifesti, o locandine, si fanno ancora, ma non possiedono più la potenza di un tempo. Come si capisce sfogliando un originale volume illustrato: Film delle montagne. Manifesti di Priuli&Verlucca, che riproduce 660 poster cinematografici del Novecento, dedicati a quasi altrettanti film, però di un genere speciale, avventuroso, drammatico, emozionante. Si tratta di film che hanno a che fare con la montagna. O perché documentano spedizioni alpine, o perché sono ambientati sulle montagne, o anche soltanto perché la montagna vi compare come icona simbolica, vedi Io ti salverò di Hitchcock (1945) con Gregory Peck e Ingrid Bergman o Sinfonia pastorale di Delannoy (1946) da André Gide, con Michèle Morgan. I materiali arrivano dal Centro di documentazione del Museo nazionale della montagna di Torino, che custodisce ben ottomila manifesti. Questo infatti è solo il primo di una serie di volumi che dovrebbero dar conto di tale patrimonio. Il problema dei due curatori dell'opera, Aldo Audisio, direttore del museo, e Angelica Natta-Soleri, conservatore del fondo del Centro documentazione riservato al cinema, è stato quello di circoscrivere l'area in cui considerare i film della montagna. Mail loro compito è stato facilitato da un'opera precedente che li aveva visti già coinvolti: il catalogo Cinema delle montagne, uscito nel 2004, che elenca 4000 pellicole di finzione, in cui di riffe o di raffa c'entrano luoghi di altitudine. Il criterio dei due curatori è piuttosto largo, la loro idea di montagna si allarga all'idea di selvaggio: ci sono i Poli, c'è la foresta, ci sono gli ultimi orizzonti dell'uomo, le mete estreme. C'è la natura ostile, nemica, dalla Febbre dell'oro di Charlie Chaplin (1925) a Ombre bianche con Anthony Quinn (1960). Ma l'oggetto e il fascino del volume sono i manifesti, non i film. Quelli della Belle Epoque sono capolavori della cartellonistica. Nelle sezioni dedicate al cinema di alpinismo dominano naturalmente personaggicome Louis Trenker e Leni Riefenstahl, aggrappati alle rocce. Fra gli eroi che popolano i poster troviamo Maciste, Guglielmo Tell, l'ex campione Killy, e persino un improbabile Buffalo Bill. Nella scia di riviste popolari come Grand Hotel la produzione italiana, per film tipo La zia d'America va a sciare, con Tina Pica (1958). I bellissimi sono soprattutto nordici: il film danese Qivitoq, del 1956, si è meritato un manifesto che suggella tutto il senso sperduto del Grande Nord. Il più sorprendente è forse un manifesto francese, per il film Hindou-Kouch di Henri e Isabelle Agresti, che narra una spedizione in Afghanistan nel 1968. Era appena trascorso il maggio e il grafico immerse il volto di un afgano in un bagno di rosso quasi accecante.
  • La Stampa
    Un Cervino daOscar ma solo suimanifestiDaniela Giachino
    «Anche il Cervino può fregiarsi di un Oscar: se lo conquistò nel 1948 con il suo lato più fotogenico, la parete Est e la cresta dell’Hörnli», dice Roberto Mantovani, per anni collaboratore del Museo nazionale della Montagna di Torino. Il merito fu di «Climbing the Matterhorn» del regista statunitense Irving Allen, documentario premiato come miglior cortometraggio agli Academy Awards. In realtà il film, che ebbe il merito di portare le immagini del «più nobile scoglio d’Europa » sulla ribalta americana, non raccontava nulla di nuovo sulle scalate. Anche se questo genere cinematografico, nei due decenni precedenti, aveva rivolto spesso la cinepresa verso il Cervino: addirittura in «Der Berg Ruft» del 1937 la montagna, da semplice fondale, era diventata un vero e proprio set. Ma la Gran Becca, che apparve in pellicola già a inizio ‘900 in «Cervino 1901», non è l’unica montagna valdostana consacrata dal mondo della celluloide. Tra strapiombi, ghiacciai e cime innevate, in pellicola si incontrano pilastri e vette del massiccio del Monte Bianco in «Premier de cordée » del 1944, in «Les étoiles de midi» del 1959, in «Mort d’un guide» del 1975. I manifesti di questi film, e di molti altri dedicati alla montagna, sono raccolti nel volume «Film delle montagne. Manifesti» curato da Aldo Audisio e Angelica Natta-Soleri per Priuli & Verlucca editore. La documentazione, formata da 660 pezzi, è tratta dal Museo nazionale della Montagna di Torino, che ospita una sezione dedicata al cinema, una raccolta di 8 mila affiches. Tra quelli selezionati per il libro, il più originale è il disneyano «101 Dalmatians» del 1996: in un curioso gioco mimetico, la pelliccia maculata dei famosi cani dalmata diventa la sagoma del Cervino. «Magie dei manifesti del cinema», dicono i curatori. A Cervinia fu girato nel 1958 il film sugli sci «La saetta nera» con protagonista l’olimpionico Toni Sailer, ospite d’onore del Cervino CineMountain 2008. Sul manifesto appare l’immagine dell’atleta nel pieno della sua gioventù. Il Cervino si presta anche a drammi d’amore, come evidenzia il manifesto del film del 1928 «Le dram du Mont Cervin » con Marcella Albani e Louis Trenker: quest’ultimo fu uno dei pochi attori che sapeva imporre ai produttori anche le proprie scelte in tema di manifesti. Spicca per fantasia il suo «Hymne à la neige», illustrato con un cuore trafitto dagli sci. Le Alpi, in alcuni manifesti, si trasformano nel confine impervio da superare per sfuggire alle proprie responsabilità: come in «Fuga in Francia» del 1948 dove la montagna, più dei montanari che inseguono, è giudice che condanna. A volte in alta quota si trova anche l’amore, come testimonia il film del 1985 «Tutta colpa del Paradiso» con Ornella Muti e Francesco Nuti, girato ai piedi del Monte Rosa. «Determinante è il ruolo giocato dai manifesti nell’alimentare la magia del cinema di montagna - dicono i curatori -, tante storie scritte per diventare pellicole e manifesti». Emblematica l’immagine di Humphrey Bogart che scala una montagna inseguito dalla polizia, aggrappandosi alle pagine del libro che lo ha generato.

Estratti



Ogni museo ha il suo doppio. Sono le raccolte che il visitatore non vede, quelle nei depositi o riservate alla consultazione. Anche il Museo Nazionale della Montagna del CAI-Torino non fa eccezione. Nell’Area Documentazione – sede del Centro Documentazione, della Cineteca Storica e Videoteca, del CISDAE e della Biblioteca Nazionale CAI – è conservato un grande patrimonio conosciuto a livello mondiale. Quest’opera nasce con lo scopo di presentare al pubblico i pezzi più significativi del Centro Documentazione: manifesti di film, turismo, commercio; fotografie e oggetti di collezionismo.
Il primo dei volumi è dedicato al cinema, anzi alla sua immagine mediata dalla promozione delle principali pellicole su montagna, alpinismo e esplorazione. Spesso nei disegni dei grandi affissi è raccontata un’altra storia, in alcuni casi più avvincente di quella della pellicola. Una storia che si può scoprire con un lungo viaggio, dai primi ciak ad oggi, attraverso le pagine del libro.
Presentazione
Film di carta
Aldo Audisio e Angelica Natta-Soleri
Le vette del manifesto
Jean-Louis Capitaine
Il sogno a occhi aperti
Giuseppe Saglio
I manifesti
I monti Roberto Mantovani
Alpinisti e sciatori
Esplorazioni e grandi monti
Vulcani
Avventure ai Poli
Le storie
Roberto Serafin
Storie tra i monti
Montagne sexi
Arrivano i mostri
La gente
Gianluigi Bozza
Heimat e vita alpina
L’ultima frontiera
Gli eroi della montagna
Apparati
A cura di Aldo Audisio,
Antonella Lombardo,
Angelica Natta-Soleri
Schede
Film
Nazioni
Illustratori
Bibliografia
Paper Films
Aldo Audisio e Angelica Natta-Soleri
Poster Peaks
Jean-Louis Capitaine
Daydreams
Giuseppe Saglio
The Mountains
Roberto Mantovani
The Stories
Roberto Serafin
The People
Gianluigi Bozza
 
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