Granata da legare
pagine 288
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Granata da legare - La Vallée
Massimo Gramellini e il suo Toro
Walter BarberoDopo aver letto il libro “Granata da Legare”, anzi ingoiato, alla vigilia della decisiva sfida contro il Mantova come pillola ricostituente per carburarmi in vista dell’ ambita e poi raggiunta ma tutt’altro che scontata festa promozione, e in parte riletto, sull’euforia della partita vinta, dopo la strizza di metà settimana avuta al Martelli”, mi tormenta un dubbio. A parte il vantaggio anagrafico, essendo l’autore nato qualche anno dopo a chi come me, aveva trepidato anche in un periodo dove purtroppo il percorso storico del Torino non è stato esaltante, considerato che tra l’anno Cinquanta e l’anno Sessanta o giù di lì, aveva fatto più che altro da spettatore alle altrui vittorie, mi chiedo se esista una sostanziale differenza di visione per il modo di vivere le tante sofferenze e, per ora, poche ma intense gioie, tra il super tifoso Massimo Gramellini “Granata da Legare”, che appunto, con la collaborazione editoriale di un comune amico del Toro, Luca Priuli, dell’omonima casa editrice Priuli & Verlucca di Ivrea, ha pubblicato di grande successo e l’ormai ingobbito (nel senso reale senza illusioni a quelli specializzati nel truccare le partite ) cronista, che scrive firma questo articolo, se anche lui è del Toro e come tanti altri ragazzi che idealizzavano una squadra di calcio, un maglia e una bandiera, ha avuto modelli calcistici che si chiamavano Ferrini, Meroni, Rosato, poi nel massimo dello splendore “Giaguaro”Castellini e Puliciclone. Sorvolando sul “Granata da Legare”, alias Gramellini di oggi, che è un giornalista affermato e in voga e piace ai lettori e alla gente comune perchè riesce ancora scrivere senza troppo specchiarsi , nella sua carriera di tifoso invece, penso sia stato favorito, rispetto a tanti altri, numerosi “Granata da Legare “ di comprovata e unica fede sul quale sono pronto a scommettere, per il fatto di essere nato e aver vissuto sempre a Torino. Se poi scopro che Massimo Gramellini abitava proprio davanti al Comunale convengo che a tutto c’è una spiegazione, anche se leggendo alcuni capitoli del libro, potrei pure ipo- D tizzare che se, non fosse stato per l’insistenza di suo padre e suo zio, “vecchi cuori granata”, potenzialmente, anche soltanto per contraddire l’imposizione paterna, Gramellini avrebbe anche potuto crescere viziato, poco incline alla sofferenza e come il suo amico Riccardo, vivere tutta la vita con un pigiama ( maglia Juve) addosso. Nei suoi confronti e come tifoso, io, ad esempio, credo appunto di essere partito piuttosto in credito, perchè sono nato e cresciuto in provincia, che avrà tante altre infinite qualità (quella di vita soprattutto) e amene bellezze ma per vedere il Toro giocare e arrivare sino al Comunale, ricordo che facevo viaggio d’inferno prima in treno e poi in tram. Invece era molto più comodo e forse, sarà stato per questo motivo che mi vidi costretto ad eleggere mia “prima” squadra del cuore, quella che rappresentava la mia città natia; Ivrea. Per non perdere mai di vista i miei beniamini in maglia arancione, anche quando si allenavano, quasi tutti i giorni mi recavo in casa di una anziana zia e dal suo balcone, come Gramellini a Torino vedeva il Poeta e gli altri dell’ultimo scudetto, io dominavo il prato del “Pistoni”. Tra gli altri semi sconosciuti campioni, che un “bocia” sognatore poteva anche paragonare agli inarrivabili Law e Baker, e che nel 1961 sarebbero stati promossi in serie C , giocava pure Maroso. Di nome faceva Peo, e di ruolo il terzino, come suo fratello Virgilio uno degli invincibili cadiuti a Superga. All’epoca, anch’io corsi qualche rischio di contimazione che al pari di Massimo Gramellini fui abile a scampare, ma non fu così semplice. Compagni di banco e di scuola, amici e cuginastri e persino mio padre; tutti o quasi tifavano Juve, Fiorentina ma anche Inter o Milan che vincevano quasi sempre e comunque molto di più del Toro. In più, il Torino in quegli anni, sulla maglia e come abbinamento nella denominazione della squadra, al pari del Lanerossi Vicenza , si faceva chiamare Talmone Torino. Così “ciocolatè”, alla piemontese, era l’apprezzamento più carino nei confronti di coloro che vivevano l’idea Toro Anch’io però, al pari del fratello “Granata da Legare” Massimo Gramellini, se ho tenuto duro, lo devo soprattutto ad uno zio, il quale fino che ha vissuto, (prima di morire mi chiese espressamente di essere messo nella bara con la giacca “della festa” che portava il distintivo del Toro e la cravatta granata, oltre ad una copia di Tuttosport datata 17 maggio 1976, il giorno dopo lo scudetto, che aveva conservato gelosamente. Su sua richiesta al funerale mi portai una bandiera del Toro che sventolai molto fiero) mi ricordava il significato e l’orgoglio di essere tifosi dell’unica squadra al mondo che un giorno era riuscita a dare ben 10 giocatori su 11 alla Nazionale. Faceva il panettiere e la prima formazione calcistica che mi fece imparare a memoria, indicandoli uno a uno, erano i calciatori di una squadra con la maglia granata fotografata su un ingiallito poster gigante che avevo sempre visto appeso al muro di casa. La stessa che Gramellini riporta nel romanzo del “momentaneamente” ultimo scudetto del Toro, nella parte del libro riservata al piccolo dizionario granata e definisce :Sacra Formazione, vale a dire: Bacigalupballarimaroso- grezarigamonticastigliano- mentiloikabetto - mazzolossola e che l’autore di “Granata da Legare”, nonché attuale editorialista e vice direttore del quotidiano torinese La Stampa, consiglia da ripetere rapidamente e sottovoce come una mantra, assicurando i lettori che funziona . E ha funzionato anche per me. Anch’io, malgrado qualche peccato di gioventù e con un percorso da tifoso pur articolato, mi sento comunque un “Granata da Legare”. Quasi come l’impareggiabile Massimo Gramellini, che ha scritto un libro di 180 pagine, che non è un libro qualsiasi, ma la storia di una squadra di calcio vista attraverso la visione, il tifo di un quattordicenne che nella stagione delle rivincite e dello scudetto, s’accorge di avere una fede che non lo abbandonerà mai più. Un ragazzo e un tifoso che è poi diventato, scusate se è poco, Massimo Gramellini, non uno qualsiasi. «Granata da Legare», è invece il titolo di un romanzo di vita vissuta e di calcio, con protagonista dal 1975 ai giorni nostri, il Toro e tutto quello che ne è stato. Un libro che fa ridere, ma anche piangere Soprattutto un libro nel quale chi lo legge (ed è consigliabile a tutti i cuori granata), trova una risposta al perché, tante persone , magari sconosciute tra loro, di Torino ma non necessariamente, forse di diversa estrazione sociale e culturale, continuano ad amare visceralmente una squadra di calcio di nome Toro, la quale, pur essendo entrata nella leggenda da sessant’anni, dalla tragedia di Superga in poi, ha dovuto quasi sempre fare i conti con l’imponderabile. Un libro, quello di Massimo Gramellini, dove ogni tifoso si riconosce, perchè ogni tifoso del Torino, è appunto un “Granata da Legare”.
- La Sentinella del Canavese
Per una sera tutti "Granata da legare"
Al «Giacosa» festa per il Toro insieme a Massimo GramelliniIVREA. Sono tutti convocati mercoledì 21 alle 21,30 al Teatro Giacosa. Sono tutti convocati quegli amanti del Grande Torino che Massimo Gramellini definisce «Granata da legare» nel libro, edito dalla Priuli & Verlucca, che si presenta sul palcoscenico eporediese come un documento che è professione di fede e d’amore nell’occasione più speciale, nel momento più bello vissuto dalla squadra: l’agognato, inseguito, sofferto ritorno in Serie A. Sono tutti convocati quelli che definire “tifosi” sarebbe offenderli. Perché, come dice l’autore, «il Toro non è una squadra di calcio, il Toro è un’idea piena di luce e di rabbia. L’idea che tu sei sotto, ma tornerai sopra, prima o poi, e nessuno ti trasporterà in alto se non saria stato tu a raccogliere le tue forze contro tutto e tutti. Il Toro, il mio Toro, è un diciottenne che corre come la freccia scoccata da un ubriaco e sparacchia palloni alzando i pugni al cielo per minacciare una riscossa imminente, mentre i tifosi più anziani gli gidano: «Ritirati, brocco». Invece noi bambini non smettiamo di incitarlo, perché ai nostri occhi incarna l’Idea. E un giorno quel brocco diventerà Puliciclone e ogni suo gol sarà sempre un po’ nostro, sarà la prova che qualche volta il cielo va preso anche a pugni». Ora quel giorno è arrivato: il Toro, «quel Toro», è di nuovo là, fra le grandi. Così Ivrea, il Canavese lo festeggiano attraverso la serata che il Parco Culturale ha voluto inserire nel proprio programma quando ancora non si sapeva se quel traguardo sarebbe stato raggiunto. «Perché spiega Luca Priuli -, una serata analoga l’avevamo organizzata alla Fiera del Libro di Torino ed era accorsa una marea di gente; c’erano stati sorrisi, incitamenti e anche lacrime e commozione». Così, mercoledì Massimo Gramellini sarà a Ivrea, tifoso tra i tifosi, a leggere brani di quel libro che è già successo con oltre 30 mila copie vendute. Con lui ci saranno gli Statuto, autori di quel Cuore Toro che è inno a cantare gli inni della squadra. L’ingresso al Giacosa è gratuito fino all’esaurimento dei posti. Ma già si pensa a qualcosa per chi, inevitabilmente, resterà fuori. (d.l.)
- La Sentinella del Canavese
Al Giacosa va in scena l’orgoglio torinista
Il giornalista Massimo Gramellini chiama a raccolta un variegato popolo festanteElisa Pescina
IVREA. Tifoseria granata riunita al Giacosa mercoledì scorso per ascoltare un tifoso d’eccezione: Massimo Gramellini, autore del libro `Granata da legare’. Platea e balconi traboccanti di quell’orgoglio viscerale che appartiene soltanto a chi tifa Toro. Ed il mattatore, sul palco, a leggere brani del suo libro, del suo diario, dei ricordi di quando da piccolo già soffriva per la fede granata. Ridevano di gusto i tifosi l’altra sera: un po’ per la piacevolezza del giornalista accompagnato dalla band Statuto, un po’ perché il derby non lo si disputerà almeno per quest’anno. Meglio senza derby, ma con la Juve in B. «Ci sarà tempo per il derby - scherzano il sindaco Fiorenzo Grijguela e il consigliere regionale Luigi Ricca, in polo granata, all’ingresso del Giacosa - e intanto ci godiamo la A ed altrettanto ci godremo la B degli juventini. Di pecore nere in famiglia ne ha una anche il sindaco «Mio genero - dice scherzando - ma siamo in democrazia... e comunque ciò che conta alla fine è essere qui, dopo tante sconfitte che rendono le vittorie ancora più gradite. La tifoseria del Toro poi è il simbolo della vera torinesità, di quella classe che non perde smalto col tempo». Al teatro Giacosa c’erano tante donne, di ogni età, a testimoniare la loro passione per il Toro. «Questa tifoseria è ricca di donne - spiega Gabriella Bona, maglietta granata numero 10 - ed è un altro aspetto bello e significativo di noi granata. Io provengo da una famiglia di juventini. Non è stato facile avvicinarmi al Toro, però sento che mi rappresenta e mi godo questa comunità, dove tutti si conoscono, e dove si patisce e si festeggia sempre insieme». Chi non nasce in una famiglia di tradizione, non ha dunque vita facile se decide di amare il Grande Torino. «Avrei qualche difficoltà a presentare a papà un fidanzato juventino - racconta divertita Fiorenza Ferrero, 23 anni, al Giacosa con i genitori - ma potrei sempre farlo convertire prima di fargli varcare la soglia di casa. Poi io non ho avuto scelta, ero destinata al Toro ancor prima di nascere. Stasera è un appuntamento speciale un po’ per tutti con Gramellini, che oltre tifoso è anche un bravo scrittore e sono curiosa di ascoltare cosa ci racconter à». Fiorenza, comunque, non è l’unica ad essere stata destinata al Toro prima ancora di nascere, perché in teatro, l’altra sera, c’era pure Matteo Giusti, 7 mesi, e bavaglino con su scritto: l’abbuffata del granata. In braccio alla mamma Milena, 33 anni, di Baio Dora, che neanche a dirlo è da sempre tifosa sfegatata «tanto da portare il mio Matteo, ancora nella pancia, a tifare in Maratona - dice lei -. Poi, una volta nato, l’ho ancora portato allo stadio». E il papà? «Il papà stasera sta a casa, lui è interista». E a proposito di infiltrati c’è pure qualche bianco e nero che fa capolino. «Sono qui per ascoltare Gramellini - dice Valeriano Bertone - e poi anche un po’ per questi torinisti, perché loro sentono la squadra come nessun altro lo sa fare. Da juventino stasera, e considerata la cospicua presenza granata, non mi resta che rendere omaggio a questa squadra». Juventini ossequiosi e juventini pentiti. L’appuntamento ha attirato proprio tutti. Tra i pentiti c’era Sara Chiarotto, 22 anni, che ha portato a sorpresa il suo ragazzo «granata» al Giacosa: «Io mi sono convertita grazie a lui che mi ha portato in curva facendomi cantare e tifare a squarcia gola. Ed in effetti mi sono subito resa conto di essere ideologicamente più vicina alla filosofia granata». «Meno male - scherza il suo ragazzo, Isacco Pastor Ris, 25 anni - come avrei fatto con una ragazza juventina? Impossibile. E poi diciamolo: questo è l’anno della rinascita».
- La Stampa
La Morra, pagine «da gustare»
con la campionessa BelmondoC'è chi li annusa, cercando tra le pagine il profumo dell'inchiostro e della stampa. C'è chi li palpa, esplorando con la mano consistenza e filigrana della carta. A La Morra, invece, hanno pensato che i libri sono innanzi tutto da gustare. O da divorare, come è successo ieri con «Granata da legare» di Massimo Gramellini. Quando il vicedirettore di quotidiano più tifoso d'Italia è arrivato nella piazza tra le vigne del Barolo che ancora per tutto oggi ospita la decima edizione del Salone del libro enogastronomico e di territorio, dalle tasche di quieti e insospettabili langhetti sono spuntate pettorine del Toro e fazzoletti granata. A quel punto, Gramellini non si è trattenuto: scimmiottando il peggior Calderoli, ha sbottonato un poco la camicia e mostrato al pubblico la maglietta con il simbolo del Toro. Poi, salito sul palco insieme con il giornalista Gigi Garanzini, ha confessato: «Il popolo granata sta vivendo giornate molto facili e dense di soddisfazioni. E' il mondo alla rovescia. Noi in A e la Juve in B, più incredibile dello sbarco dei marziani». E il libro, uscito per Priuli e Verlucca il 4 maggio bruciando 30mila copie in due settimane, non poteva vedere la luce in un momento migliore: «Da allora, il Toro non ha più perso un punto e intanto tutt'intorno si è alzata la bufera. Io spero che a un certo punto si plachi, facendo pagare il giusto ai responsabili e poi restituendoci questo gioco ormai distrutto. Amiamo il calcio perché è il nostro modo per restare bambini, è la coperta di Linus, è una via per riassaporare la purezza originaria. E' un rifugio, per questo deve essere messo al riparo dai cialtroni di questi tempi». Un rifugio, un ritorno alle origini lo sono anche i mille sapori che accompagnano «Libri da gustare», il salone organizzato dall'associazione culturale «Ca dj' Amis» che negli anni è diventato una vera e propria filosofia di lavoro per valorizzare, a partire dal libro, l'universo culturale del cibo, i suoi luoghi d'origine e i suoi personaggi. Ancora per oggi resterà aperta la «Grande Libreria», non solo una mostra-mercato dei volumi di enogastronomia e territorio con vari editori, ma anche un angolo del gusto, una vetrina di prelibatezze sotto l'ala del mercato. Questa mattina, alle 11, è attesa la campionessa Stefania Belmondo per la presentazione della guida «Benvenute! Il Piemonte al femminile, suggerimenti per donne in viaggio», a cura dell'assessorato Turismo e Pari Opportunità della Regione Piemonte. Tra le presentazioni, alle 17 ci sarà quella del libro «Cesare e le Alte Langhe» (Sorì edizioni) che Luigi Sugliano e Bruno Murialdo hanno scritto e fotografato sul celebre cuoco di Albaretto Torre. E poi eventi, mostre e musica per una domenica «da gustare» nel paese che svetta sulle Langhe del Barolo.
Estratti
Il Toro non è una squadra di calcio, altrimenti sarebbe già venuto a nausea, come quasi tutto il calcio. Il Toro è un’idea piena di luce e di rabbia. L’idea che tu sei sotto ma tornerai sopra, prima o poi, e nessuno ti trasporterà in alto se non sarai stato tu a raccogliere le tue forze contro tutto e tutti.
Il Toro, il mio Toro è un diciottenne che corre come la freccia scoccata da un ubriaco e sparacchia palloni alzando i pugni al cielo per minacciare una riscossa imminente, mentre i tifosi più anziani gli gridano: «Ritirati, brocco!». Invece noi bambini non smettiamo di incitarlo, perché ai nostri occhi incarna l’Idea. E un giorno quel brocco diventerà Puliciclone e ogni suo gol sarà sempre un po’ nostro, sarà la prova che qualche volta il cielo va preso anche a pugni.
Contiene «Trent’anni prima», il diario di un tifoso adolescente nell’anno del (momentaneamente) ultimo scudetto del Toro.
sommario
Introduzione
Capitolo I
TRENT’ANNI PRIMA 1975-1976
La Radiolona e il regal rigore
La Grande Rapina
Non mollare, Pupi!
La Gioconda di Zac
Muoio senza sapere chi ha segnato
Cose dell’altro mondo
Una domenica bisestile
La strega dei miracoli
La partita che non c’era più
La Storia scende dalle nuvole
Una spia in tribuna
L’onda che tutto cambia
Capitolo II
DALLA PADELLA ALLA BRACE 1989-2000
In rimonta da una vita
Un Torello di gloria
Il tifoso liberato
L’affare siamo noi
La Jella sia con voi
Baci Perugina
Nessuno deve mollare
Una favola chiamata Torino
Ritorno a casa
Tutte le lingue del Mondo
Quei cinque minuti
La storia infinita
Una squadra minore
L’elisir di lunga sfiga
L’ultima spiaggia
Turiamoci il naso
Capitolo III
SULL’OTTOVOLANTE 2000-2001
Un gioco alla guatemalteca
Dimissioni rientrate
Mettila là
Che granata sei?
Tutto Tilli minuto per minuto
Il Toro transgenico
Giù dalla giostra
Una vita da Tric Trac
Per una volta che rubiamo
Come rovinarsi la felicità
La diversità del Superghista
Non mi lamento, mi preoccupo
Capitolo IV
L’ULTIMA BUCA 2001-2002
Sono occhi da A
Il Toro 1 siamo noi
Piccolo, grande Toro
Un altro anno in cantina
Salvi, ma condannati
Contro Ferrante
Non contate le pecorelle
Maresca è un bravo ragazzo
Non gioco più
Stocca e Fisso liberi!
Ultimo stadio
Galante centravanti, Lucarelli stopper
Lo scudetto del bilancio
Capitolo V
ORGOGLIO E PRECIPIZIO 2002-2003
La squadra da battere
Meglio a pezzi che a strisce
Non arrotolo la mia bandiera
Ci serve un Drago
Ma che bella impresa
Al nostro angelo custode
Questo non è il mio Toro
Telefono Granata
Quel ciuffo d’erba
Il Mago Cimmi
Il mio Fila
Viva la Dolce Euchessina
Mettiamoci in Marcia
La Woodstock del Toro
Televendita di un amore
Una febbre che non passa
Il Toro siamo noi
Una cosa mai vista
Rito di purificazione
Affare di famiglia
Capitolo VI
LETTONI E BIDONI 2003-2004
Cimminovich, portaci in Europa
Questo calcio non mi piace
Cronaca di un disamore
La storia siamo lui
Come evadere dalla Juve
Il Toro mucca
Fra le braccia di Orfeo
Tutti in cuoro gridiamo Forza Tuoro
Voglio Pupi garante
Ci compri? Ma quando ci compri?
Temevo che Basarins fosse un fumetto
Tra un Bicerin e un Chiamparin
Tanto gas e niente arrosto
Capitolo VII
MORTE E RESURREZIONE 2004-2005
Eppure tifo
La Prova Suprema
L’ultima ora della notte
Calendario dei buoni propositi
Buon viaggio, Presidente
Alla riscoperta del tremendismo
La sconfitta vittoriosa
Scandalosamente ottimista
Dalle balle alle Fiamme Gialle
Fatevi sotto
È morto il Torino, non il Toro
Habemus Papam
Il vigile Urbano
Buon compleanno, Toro
CENTO PAROLE PER DIRE TORO 1906-2006
Piccolo dizionario granata