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JUVENTUS

JUVENTUS

Quei derby che una Signora non dimentica

Brossura editoriale, formato cm 13,7x21,2
pagine 144
ISBN 978-88-8068-381-0
Disponibile in libreria

 

Recensioni

  • CalcioNetSons.org
    Juventus. Quei derby che....

  • golmania.it
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  • guide.supereva.it

    Juventus. Quei derby che una Signora non dimentica di Roberto Beccantini


    leggi qui la recensione originale

    Con questo intervento inizio a scrivere dei libri dedicati alla Juve. Con chi iniziare? Con il libro di Roberto Beccantini “Juventus. Quei derby che una Signora non dimentica”, perché è gobbo come me, ma riesce ad essere sempre un giornalista attento ai fatti. Una rarità per i giornalisti sportivi italiani: tutti o quasi parlano, o scrivono, come il capoultras di una squadra di calcio.

    E poi di calcio ne capisce - non per niente è uno dei pochi giurati italiani del pallone d’oro -, e non si vede molto in televisione. Preferiscono scegliere chi non distingue un terzino da un centravanti ma sa urlare o dire sciocchezze a comando.

    Diciamolo subito. Questo libro può essere apprezzato soprattutto da un pubblico non più giovanissimo - come me. Un pubblico di tifosi della Juve che hanno vissuto i derby in cui c’era da patire. Come quello in cui i granata ci fecero tre pappine nel giro di tre minuti. Altri tempi. L’ultimo derby in cui abbiamo patito è stato nel 2001, quando i cugini riuscirono a rimontare un triplo svantaggio. Da allora non sono più pervenuti - o quasi mai. E il derby è diventato poco più che una sfida con una squadra di media-bassa classifica…

    Per i tifosi più giovani sarà come avvicinarsi ad un libro di storia, dove succedono cose lontane… E comunque anche per loro la lettura sarà facile, perché Beccantini dimostra di saper usare bene la penna. Vi faccio qualche esempio: “Rush. A Liverpool, lavorava di rasoio e di stiletto. Da noi, girava per il campo come un turista a Fiumicino”.

    La Juve sta perdendo un derby due a zero e lui è a Tripoli. Per sapere com’è andata a finire, telefona al giornale per cui lavorava all’epoca e chiede, per dissimulare il suo interesse: “Scusa cos’ha fatto il Toro? Ha perso quattro a due. Finsi una scarica: prego? Ha perso quattro a due. Scusa, ma proprio non ti sento, vuoi ripetere? Ha perso quattro a due. Porta pazienza, c’è un rimbombo infame, chi ha perso quattro a due? Il Torino (a Milano lo chiamavano così). Capito, grazie. Ciao. Ciao”.

    Da buon tifoso juventino - noi siamo sempre superiori perché ce lo possiamo permettere - non scrive solo dei derby fortunati. Dentro il racconto ci sono anche le partite perse, quelle in cui Zoff voleva tirare un cazzotto ad Agnolin, o il 3 a 3 del 2001 di cui vi parlavo prima…

    Ma ovviamente in questo libro ci sono soprattutto le cose belle, come Michel Platini. Zoff di lui diceva che “quando prendevo un gol da Platini in nazionale o in allenamento non mi lamentavo né mi incavolavo mai. Sono gol che un portiere deve accettare. Perché? Non sono imparabili: sono perfetti”… O come Andrea Fortunato. “Uno dice: con quel cognome, ci lasciò a nemmeno 24 anni. Fortunato un accidenti. Leucemia”. Il destino gli lasciò comunque giocare due derby - e il primo è finito nel libro.

    Chiudo con le note tecniche: il libro costa 7,90 euro - se si compra nelle librerie online anche meno - ed è stato pubblicato dalla Priuli & Verlucca.

     


  • La Stampa
    JUVENTUS Quei derby che una Signora non dimentica


«Quei derby che una Signora non dimentica» di Roberto Beccantini è il racconto, un po’ ironico e un po’ romanzato, delle più belle e avvincenti stracittadine che hanno segnato la carriera e la passione dell’autore. Dall’avvento di Sivori e Charles fino ai giorni nostri.


La Juventus. Il Toro. I derby. Questa è una cavalcata fra storia ed emozioni, in sella al tifo. Ne ho visti tanti, di derby, e ne ho sofferti troppi: per radio, alla tv, per telefono. Essere juventino ti porta, spesso, a essere solo contro tutti. Figuriamoci quando dall’altra parte si agitano ombre granata. Come confini, ho scelto la passione e l’ironia: almeno ci ho provato. Il calcio va preso sul serio, a patto che non si prendano troppo sul serio coloro che consigliano di prenderlo sul serio. Il derby è un gioco di squadre che, spero, possa anche essere un gioco di parole. Senza profanarne l’anima, senza trasformarlo in rissa. Come si conviene fra buoni vicini...

Sommario

Introduzione
John, cannoniere e gentiluomo
Sivori chi? Bruna o bionda?
La dinamite del bandolero stanco
La sindrome di Heriberto
Concetto e Pietruzzu, avanti Sicilia
Due rigori contro, modestamente
Scusate il ritardo
Tre conigli e due pere
Quel «mazzolin» non proprio di fiori
Da Tripoli a Scirea
Il foulard dell’Avvocato
Caro, carissimo Michel
Dottor Rush e (per un giorno) mister Derby
Colpi di testa e colpi bassi
Andrea, sì. Fortunato, no
Cinque gol regolari. Che spreco!
Il capolavoro di Collina
Quando vincemmo il premio fair play
E la Zebra fece le corna
Il tacco di Alex
L’alfabeto semi-romantico del Derby
Ringrazio
Tutti i derby
 
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