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L’Italia nelle antiche carte dal Medioevo all’Unità nazionale

L’Italia nelle antiche carte dal Medioevo all’Unità nazionale

Cartonato con sovraccoperta plastificata a colori, formato cm 23,5x32 pagine 312, con oltre 400 immagini
ISBN 978-88-8068-495-4
Disponibile in libreria

 

Recensioni

  • Realtà industriale
    L'Italia nelle antiche carte dal Medioevo all'Unità Nazionale

  • Itinerari e luoghi
     L’Italia nelle antiche carte
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    L’Italia di carta
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    L’Italia di carta

  • La Valsusa
     L’Italia nelle antiche carte, in un libro da non perdere

    “L’Italia nelle antiche carte, dal Medioevo all’Unità Nazionale” (R. Borri), edito da Priuli e Verlucca, è un imponente catalogo che raccoglie le carte della penisola dal Medioevo all’Unità d’Italia; correlato da numerosissime immagini a colori, ripercorre la storia della cartografia italiana, dalle  imprecise e goffe rappresentazioni fino alle dettagliate opere così simili alle carte dei giorni nostri. Ogni capitolo dell’opera tratta un diverso modello cartografico, dal modello Tolemaico al modello di Jean Baptiste D’Anville. Ogni carta è accompagnata . da una scheda con autore, dati principali, ubicazione, descrizione, rilevanza e rarità. Attraverso questo volume è possibile riassaporare gli eventi storici che hanno diviso per secoli la nazione e che hanno poi portato, esattamente centocinquanta anni fa, all’Unità e alla nascita dell’Italia che conosciamo. L’autore è Roberto Borri, notaio esperto di cartografia che ha già pubblicato numerose   opere riguardanti l’argomento, come “L’Italia nell’antica cartografia, 1477-1799” e “L’Europa nell’antica cartografia”, oltre a testi di accompagnamento per mostre e fiere. Questo libro è davvero un importante punto di riferimento per gli studiosi e gli appassionati dell’argomento. Affonda i suoi contenuti nelle radici della nostra storia italiana.

  • Civilta'
    Italia. Il Paese visto dal cielo (pagina 7-8)
  • Civilta'
    Italia. Il Paese visto dal cielo (pagina 5-6)
  • Civilta'
    Italia. Il Paese visto dal cielo (pagina 3-4)
  • Civilta'
    Italia. Il Paese visto dal cielo (pagina 1-2)
    Anche un bambino sarebbe capace di riconoscere lo stivale italiano sulla carta geografica d’Europa . Forse non c’è altro paese del vecchi o continente che possa vantare una forma tanto particolare e suggestiva. Nel 1847, a ridosso dei grandi moti risorgimentali che di lì a poco avrebbero infiammato la nostra nazione, il principe austriaco Klemens von Metternich affermò che “l’Italia è un’espressione geografica”. La frase del grande statista (che pure temeva l’idea di un’Italia unita) non aveva intenti polemici, ma delineava lo stato delle cose: a dispetto di una frammentazione politica secolare, la penisola italiana restava un’entità ben riconoscibile, racchiusa in confini precisi, che soltanto i moti della storia (e forse il carattere balzano, campanilistico e litigioso dei suoi abitanti) avevano voluto spezzettare. Osservando lo sviluppo della cartografia, dai tempi antichi (la più antica carta dedicata all’Italia accompagna un codice dell’XI secolo) fino ai più recenti, ne abbiamo una facile conferma: ben prima che il pianeta potesse venire fotografato dall’alto, ma anzi rivelava le sue forme solo a prezzo di minuziose e difficili triangolazioni, gli atlanti riservarono sempre all’Italia una carta a sé, senza mai metterne in dubbio l’unitarietà. All’inizio era Tolomeo Le mappe che mostriamo in questo servizio provengono da diverse collezioni, private e pubbliche. Oltre a essere documenti magnifici, ci offrono qualche esempio suggestivo di come la scienza cartografica possa rivelare molto di un paese e dei tempi in cui venne realizzata. Proprio come un taccuino di viaggio, la carta geografica riflette il gusto, le necessità, la cultura, il punto di vista e perfino la mentalità di chi l’ha disegnata. Non tutte le mappe, infatti, nascono con lo stesso scopo. Esistono carte nautiche, fatte principalmente per orientarsi fra le insidie costiere e approdare ai porti più sicuri; ci sono carte stradali (la prima dedicata all’Italia è del 1592), disegnate per i pellegrini e i mercanti che avevano bisogno di conoscere dove trovare alloggio e studiare il miglior percorso per spostarsi fra città e mercati; troviamo, fin dall’antichità, carte politiche, che mostrano le divisioni territoriali e trovavano impiego a scopi militari o diplomatici. Certune ignorano i monti e i fiumi per far spazio alle stazioni di posta, altre tralasciano i confini fra gli stati, ma indicano con precisione i ponti e i passi montani. Qualunque sia lo scopo, ciò che ne vien fuori è un oggetto di fascino straordinario, che spesso lascia attoniti non solo per la bellezza e la ricchezza di particolari, ma anche per la precisione del risultato. Ogni carta è frutto di un lavoro immane e paziente, fatto di misurazioni tutt’altro che facili, e, naturalmente, viene reso possibile dagli studi e dalle carte pubblicate precedentemente. A cominciare dai modelli che derivano direttamente da Tolomeo, l’insigne geografo e astronomo alessandrino vissuto fra l’anno 90 e il 168, l’Italia si delinea subito come un territorio ben riconoscibile. Certo, le regioni meno abitate o esplorate sono quelle dalla forma più insicura. Alcuni errori di valutazione nella rappresentazione della Sardegna, per esempio, verranno corretti soltanto nel XVIII secolo, epoca in cui si sarebbero organizzate vere e proprie spedizioni scientifiche in tutto il mondo al solo scopo di ottenere una cartografia più accurata e capace di raffigurare coste, alture e sistemi fluviali ai massimi livelli di realismo. Dallo studio comparato delle antiche mappe d’Italia è possibile farsi una buona idea circa il crescere o il diminuire dell’importanza dei centri urbani, dei porti, delle direttrici stradali, dei nuovi insediamenti nelle aree marginali. Geografia al femminile Ma spesso attorno alla carta vera e propria scorre tutto un mondo d’informazioni collaterali, che spaziano dal particolare storico alla pura e semplice curiosità. Per fare un esempio, sono parecchie le mappe circondate da illustrazioni didascaliche che mostrano bandiere e stemmi degli stati italiani; oppure, a partire del XVII secolo, ecco comparire parate dei vari e coloriti costumi regionali, così come, più tardi, le sagome dei monumenti che caratterizzano le più importanti città della penisola. Tutti dati, questi, che fanno gola agli storici e algli studiosi di molte diverse discipline e che a volte consentono di datare la carta con precisione. I più insigni scienziati, geografi e matematici si dedicano alla difficile arte cartografica, la quale implica un’erudizione particolare e la capacità di confrontarsi con le più diverse branche del sapere. Nel 1727, la veneziana Angela Baroni stupisce il mondo incidendo una superba mappa d’Italia ed entrando nella storia come una delle prime donne in assoluto a cimentrasi nella cartografia.

  • Eco di Biella
    Dal Medioevo all'unità nelle carte geografiche
    Affascinato dalle antiche carte geografiche che studia da sempre e di cui possiede una notevole collezione, Roberto Borri ha da poco dato alle stampe il prestigioso volume “L’Italia nelle antiche carte”. Dal Medioevo all’Unità nazionale. Originario di Gaglianico, dopo gli studi di giurisprudenza notaio a Pavia, dedica il suo tempo libro alla cartografia e alla ricerca di materiale di altissimo livello. Nella sua ultima opera racconta le vicende del Bel Paese attraverso alcune delle più significative raffigurazioni, a partire da quella manoscritta, risalente al secolo XI, sino alla ritrovata bellissima e decorativa carta datata 1861, in occasione della proclamazione a Re d’Italia di Vittorio Emanuele II. L’imminente anniversario dell’unità nazionale conferisce a questo elemento- chiave di rappresentazione territoriale un ruolo di primissimo piano per l’identificazione di una nazione. Inediti. Per la prima volta nel libro, edito da Priuli&Verlucca, lo studioso propone la classificazione di 400 carte, di cui oltre un centinaio mai pubblicate prima d’ora. In totale sono 350 schede dettagliate e 400 illustrazioni: compongono un’opera unica, punto di riferimento per antiquari, collezionisti e semplici appassionati di cartografia. Roberto Borri, partendo dalla peculiare conformazione della nostra penisola, ne evidenzia elementi straordinari e arricchisce la sua opera con notizie storico-critiche, osservazioni e curiosità, informazioni che riguardano confini, vie di comunicazione, poste, scambi commerciali e culturali, eventi di natura bellica o naturali, rendendola fruibile anche ai non addetti ai lavori. Finale. In un apposito capitoletto finale riassume in pillole le curiosità ampiamente riportate nelle 350 schede del libro. Il linguaggio di queste carte antiche, composto da messaggi immediati, efficaci e facili da comprendere, coniuga magistralmente storia e geografia. Questo significativo viaggio tra le carte d’Italia offre spunti di riflessione: il territorio italiano sin dall’ antichità è stato considerato unitariamente e anche nei primissimi atlanti le immagini dell’Italia sono l’espressione di un’unica entità. Alla nostra nazione è stata dedicata dai cartografi un’apposita tavola geografica, a ribadire il comune senso di appartenenza delle genti che vi hanno trovato dimora: nelle antiche mappe è anticipata la nostra unità nazionale, attuata soltanto nel 1861, ma sancita e onorata dalle carte geografiche molti secoli prima.

  • La Stampa
    L’Italia disegnata diventa una nazione
    L’Italia nelle antiche carte dal Medioevo all’Unità nazionale. È una delle proposte strenna dell’editore Priuli & Verlucca che ha dato alle stampe una straordinaria raccolta curata da Roberto Borri. Si tratta di carte geografiche e politiche di come venne immaginato e rappresentata la Penisola nei secoli. Giorgio Aliprandi: «Questo volume merita di entrare nella storia della cartografia italiana come punto di riferimento indispensabile. Le fatiche di Roberto Borri avranno un riconoscimento nazionale e internazionale».

  • La Repubblica
    Italia di carta
    Non molto tempo fa Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, ricordava in un articolo apparso sull’Osservatore Romanola bellissima galleria dedicata alle carte geografiche italiane voluta da papa Gregorio XIII, al secolo Ugo Boncompagni, sul finire del Cinquecento, per realizzare la quale furono impiegati, sotto la direzione del geografo Egnazio Danti, Girolamo Muziano, Cesare Nebbia, Mattia e Paolo Bril. La galleria è lunga centoventi metri. Con una bella immagine Antonio Pinelli ha scritto che il Papa «andava a passeggiare per l’Italia senza uscire di Palazzo» e questo grazie anche al fatto che le carte dipinte nella galleria erano e sono molto piacevoli a vedersi, ricche di dettagli, con i panorami e le piante delle principali città e addirittura la segnalazione delle battaglie più importanti, compresa quella, allora recentissima, di Lepanto (1571). Si può dunque andare a passeggio o addirittura viaggiare in una carta geografica, anche se la carta non riproduce i luoghi reali, ma li rappresenta simbolicamente e naturalmente in scala ridotta, visto che una carta uno per uno, come sognava Borges, sarebbe di fatto piuttosto ingombrante e soprattutto inutilizzabile. Roberto Borri, collezionista e cartografo, pubblica ora un suo nuovo studio delle carte geografiche italiane a stampa (L’Italia nelle antiche carte dal Medioevo all’Unità nazionale, Priuli & Verlucca, 320 pagine, 75 euro) che consente appunto una dettagliata ricognizione delle rappresentazioni del nostro Paese per come se lo immaginavano nel passato. I geografi di allora potevano contare su strumenti ancora abbastanza imprecisi e raccoglievano dati come potevano, restando inevitabilmente lontanissimi dalle osservazioni che si possono fare ora guardando il mondo dall’alto. La più antica immagine dell’Italia elaborata secondo i criteri del geografo Claudio Tolomeo ci è giunta grazie a un codice greco manoscritto del secolo Undicesimo che si trova alla Biblioteca Vaticana. Alla prima occhiata si ha qualche difficoltà a riconoscere l’Italia: la Liguria è diventata un rettilineo ed è sullo stesso parallelo di Chieti: ma, come Borri racconta, gli errori sono moltissimi e difatti sia l’Adriatico che il Tirreno appaiono sproporzionati e mal collocati, per non parlare delle isole. Il nord della Corsica si apre in una sorta di “V” un po’ rozza e possiamo anticipare che anche in successive carte più precise il famoso “dito” dell’isola verrà rappresentato approssimativamente e indebitamente gonfiato. Ma anche le altre isole minori appaiono sproporzionate. Il fatto è che Tolomeo partiva da dati sbagliati circa le dimensioni del globo: quattro secoli prima di lui Eratostene era stato molto più preciso. L’uso dei meridiani e paralleli, di per sé molto importante, ma ancora una volta impreciso, faceva sì che molti particolari risultassero inesatti. Insomma, l’Italia disegnata secondo i criteri di Tolomeo era più immaginaria che reale e tuttavia fu ripresa e pubblicata nei principali atlanti sino alla metà del secolo Diciottesimo. Tolomeo era vissuto ad Alessandria tra il 90 e il 168 dopo Cristo, potendo approfittare della più grande biblioteca del mondo antico. Le sue opere si erano per lungo tempo perdute. Sua è l’ipotesi della terra al centro dell’universo che solo molti secoli dopo Copernico, Galileo e Keplero smontarono. Roberto Borri studia le carte dividendole per autori e ci consente così di avvicinare i grandi geografi e conoscerne le particolarità. Una delle carte d’Italia più rare si deve a Pietro Plancius (1552-1622) che fu teologo, astronomo e naturalmente geografo. Partecipò alla fondazione della Compagnia delle Indie Orientali e ne divenne il cartografo ufficiale. Disegnò nel 1595 a Haarlem una carta idrografica e geografica, buona sia per i marinai che per i viaggiatori di terra, con l’indicazione della direzione dei venti, dei porti e delle insenature. Non è presente in nessun atlante e l’esemplare riprodotto fa parte di una collezione privata. Ma quanto può costare una carta antica? I prezzi variano molto ma, per esempio, l’Italia di Johannes Janssonius pubblicata ad Amsterdam nel 1640 è stata comprata dalla Regione Lombardia a un’asta di Sotheby del 2000 per poco meno di 145 milioni di lire. Dai tempi della scuola noi siamo abituati a vedere le carte geografiche di certe dimensioni appese ai muri di un’aula. Secondo Borri la prima carta murale fu realizzata da Giacomo Gastaldi a Venezia nel 1561, ma era molto più piccola di altre carte murali stampate in seguito: per esempio di quella in quindici fogli firmata da Giovanni Maria Cassini nel 1793 a Roma, cui altre   ne seguirono di dimensioni ancora maggiori. Fin qui non abbiamo potuto dare che qualche frammento della rassegna di carte proposta da Borri. A ciascuna è dedicata una scheda con tutti i particolari e con due indici: di rilevanza e di rarità. In fondo al volume per ogni scheda c’è una bibliografia. Non mancano le curiosità. Per esempio, apprendiamo che la tradizionale figura allegorica dell’Italia (florida e formosa) compare per la prima volta nella carta murale di Magini stampata nel 1616 ad Amsterdam, mentre il sistema viario postale è presente, sempre per la prima volta, nella carta realizzata da Giacomo Cantelli a Roma nel 1695. Le carte nascono con un fine utilitaristico, ma qualche volta per ragioni diverse, come la carta evocativa della proclamazione a Re d’Italia di Vittorio Emanuele II. È una carta panoramica rarissima, in cui l’Italia è vista dalle Alpi, circondata da quarantasei ritratti di italiani illustri, settantotto stemmi di città, quindici vedute di monumenti. Finalmente chiude l’epoca delle carte, spesso caricaturali, in cui lo stivale è diviso e conteso. Notava Paolucci nell’articolo che ho citato in apertura, e nota anche Borri, che il concetto di Italia è ben presente fin dall’antichità, nonostante le divisioni politiche che si concluderanno con il 1861. La prima carta ufficiale del Regno d’Italia verrà stampata dall’Ufficio Superiore di Stato Maggiore nel 1865.

Estratti



Un catalogo ragionato delle carte generali dell’Italia, dalle origini fino alla grandiosa carta del Bacler d’Albe, realizzata dal 1798 al 1802, che costituisce la fonte delle mappe del 1800, sia in piccola che media e grande scala. Tali carte non vengono qui proposte: poco attraenti in chiave cartografica e collezionistica le prime; inapprezzabili per le eccessive dimensioni, per la parzialità del territorio rappresentato o per la disomogeneità dei fogli le altre. Motivo che ha imposto un salto temporale che conduce direttamente alla assai più suggestiva e rara stampa celebrativa dell’Unità nazionale del 1861 dal titolo Panorama Italiano.
Il volume non presenta le mappe in ordine cronologico, ma ha il pregio di raggrupparle e classificarle per modelli geografici di appartenenza, al fine di ricostruire l’albero genealogico della carta italiana, senza trascurare le informazioni che le collegano alle vicende storico-politiche, alla comunicazione, agli scambi culturali, alle tematiche religiose e ad altre curiosità.
350 schede dettagliate, con 400 illustrazioni, compongono quest’opera unica e destinata a entrare nella storia della cartografia italiana come punto di riferimento indispensabile per gli antiquari, i collezionisti e i semplici appassionati di cartografia.
 
Sommario
 
Presentazione

Introduzione

Capitolo I
Divagazione: il fascino di collezionare antiche carte geografiche

Capitolo II
Genealogia della Carta Generale dell’Italia: individuazione dei modelli geografici fondamentali; criteri e metodi d’analisi

Capitolo III
Claudio Tolomeo e il suo modello
Biografia e attività
Coordinate ed errori dello schema geografico di Tolomeo
Le proiezioni di Tolomeo
La carta d’Italia nel paradigma tolemaico
Difetti della carta tolemaica dell’Italia

Capitolo IV
Carte Generali dell’Italia tolemaiche, a stampa
Tavole tolemaiche a stampa: autori, incisori, editori
Le schede

Capitolo V
Le Carte Nuove

Capitolo VI
Le Carte Nuove del primo tipo (modello Massajo)
Autori, Incisori, Editori
Le schede

Capitolo VII
Le Carte Nuove del secondo tipo (modello Enrico Martello)
Autori, Incisori, Editori
Le schede

Capitolo VIII
Le Carte Nuove del terzo tipo
Autori, Incisori, Editori
Le schede

Capitolo IX
Il modello misto di Bernardo Silvano da Eboli

Capitolo X
Il modello di Giacomo Gastaldi
Il Capostipite
Principali Cartografi che si ispirarono al Gastaldi
Carta di riferimento: caratteristiche, pregi e difetti
Le schede

Capitolo XI
Il modello di Battista Agnese e di Pietro Plancius
Battista Agnese
Pietro Plancius
La scheda

Capitolo XII
Il modello di Gerard Kremer detto Gerardo Mercatore
Il Capostipite
Principali cartografi che si ispirarono al Gastaldi
Carta di riferimento: caratteristiche, pregi e difetti.
Le schede

Capitolo XIII
Carte anomale dei secoli XVI e XVII
Caratteristiche
Le schede

Capitolo XIV
Il modello di Giovanni Antonio Magini
Il Capostipite
Principali cartografi che si ispirarono a Giovanni Antonio Magini
Carta di riferimento: caratteristiche, pregi e difetti.
Principali carte derivate
Le schede

Capitolo XV
Carte di sintesi realizzate nel XVII secolo
Caratteristiche
Le schede

Capitolo XVI
Il modello di Guillaume De L’Isle
Il Capostipite
Principali cartografi che si ispirarono al Guillaume De L’Isle
Carte di riferimento: caratteristiche, pregi e difetti.
Le schede

Capitolo XVII
Il modello di Herman Moll
Il Capostipite
Principali cartografi che si ispirarono a Herman Moll
Carta di riferimento: caratteristiche, pregi e difetti
Le schede

Capitolo XVIII
Carte di transizione e anomale del XVIII secolo
Caratteristiche
Le schede

Capitolo XIX
Il modello di Jean-Baptiste D’Anville
Il Capostipite
Carta di riferimento: caratteristiche, pregi e difetti
Le schede

Epilogo

Alcune curiosità sulle carte dell’Italia

Indice delle schede
e relativi riferimenti bibliografici noti

Indice dei nomi

Bibliografia

Crediti fotografici
 
 
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