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La piccola patria alpina

La piccola patria alpina

Testo di Maria Rosa Fabbrini e Roberto Mantovani

Cartonato con sovraccoperta plastificata a colori, formato cm 21,5x28, pp 112, con fotografie in bianco e nero

ISBN 978-88-8068-439-8
Disponibile in libreria

 

Recensioni

  • Il corriere di Saluzzo
    La piccola patria alpina
  • touringclub.it
    La piccola patria alpina dei Valdesi

    Leggi qui la recensione originale su touringclub.it

    Val Pellice, val Chisone e val Germanasca sono le tre vallate della provincia di Torino storiche roccaforti dei Valdesi, la più consistente comunità di religione protestante d'Italia.

    Oggi le valli pinerolesi sono meta turistica per chi ama soggiornare in montagna, d'estate e d'inverno, e offrono panorami naturali d'incanto, grazie anche a una attenta gestione del territorio, ma un tempo la vita da queste parti fu tutt'altro che serena a causa delle persecuzioni che la popolazione locale subì da parte dello stato che all'epoca era il regno sabaudo.

    Tutto iniziò con Pietro Valdo, un ricco commerciante di Lione che attorno al 1170 decise di cambiare vita e di predicare i dettami evangelici di una vita spirituale. Così nacquero i Valdesi che si diffusero in diverse regioni europee, ma che trovarono nelle vallate pinerolesi la loro patria. Perseguitati più volte già a partire dalla fine del Quattrocento, subirono la strage delle Pasque piemontesi nel 1655 da parte delle truppe di re Carlo Emanuele II e poi il massacro del 1686 con il conseguente esilio in Svizzera dei pochi sopravvissuti.

    Tre anni più tardi, però, nel 1689, dopo un'avventurosa traversata delle Alpi un migliaio di fuoriusciti rientrò nelle valli dando luogo all'episodio poi chiamato Glorieuse Rentrée. Solo nel 1848 le Regie Patenti promulgate da re Carlo Alberto di Savoia riconobbero ai Valdesi i diritti civili e politici (l'Emancipazione), ma non ancora quelli religiosi. Occorre aspettare infatti la nascita della Repubblica Italiana, dopo la Resistenza, per vedere finalmente i Valdesi riconosciuti a pieno titolo come cittadini italiani di serie A come tutti gli altri.

    Caratteristica del mondo valdese è la capillare istruzione elementare già a partire dal Settecento, quando nelle altre vallate alpine l'analfabetismo era ancora molto diffuso. Gli aiuti economici per finanziare le scuole arrivavano dall'estero, evidentemente dal mondo protestante – specie dai britannici – che si sentiva vicino ai negletti abitanti delle valli piemontesi. Sorsero le scuole quartierali e le borse di studio per la formazione dei maestri. Il legante di questa società sono le tradizioni, l'uso del francese come lingua madre e dell'occitano, la memoria storica, il mondo contadino.


  • Meridiani Montagne
    La fotografia nelle Valli Valdesi
    Un affresco ancora più suggestivo viene dal lavoro fotografico realizzato nel periodo che va dall'Unità d’Italia alla seconda guerra mondiale a opera dei fratelli David e Henry Peyrot. All'epoca del dagherrotipo e delle lastre al collodio la fotografia faceva il proprio ingresso nelle Vali Valdesi. Con una particolarità: qui non venne portata dai cittadini ma fu introdotta da valligiani desiderosi di documentare e indagare attraverso la nuova tecnica, la comunità di cui si sentivano parte. Lo sguardo dei due fotografi coglie dall'interno la cultura, l(identità confessionale, la storia, il rapporto con la montagna, le tradizioni e i riti della comunità. Un lavoro enorme, che ha prodotto una collezione con migliaia di immagini: 3800 lastre negative, 5000 stampe positive e 7500 immagini, in gran parte stereoscopie positive su lastra. Una selezione di questo patrimonio è pubblicata in questo pregevole libro fotografico edito da Priuli & Verlucca.

  • Orobie
    La piccola patria alpina
  • Riforma
    recensione originale

  • TOI Magazine
    La piccola patria alpina
  • Alpi Venete
    La piccola patria alpina. Testimonianze di identità

  • La Stampa
    Le terre dei Valdesi un secolo fa

    Per la collana «I fotografi della montagna» curata dal Cai un viaggio mozzafiato: «A cavallo tra Ottocento e Novecento, i fratelli Peyrot - Davide , pastore valdese e Henri, uomo d’affari - danno vita al grande affresco fotografico delle valli Pellice, Chisone e Germanasca, le Valli Valdesi. Costruiscono l’intera iconografia di un piccolo mondo alpino dal respiro europeo ».

  • Trentino
    Così la montagna si fa in quattro
  • La provincia di Lecco
    I Peyrot e Gualco fotografi della montagna

    Assieme ai libri sul K2 e l’Annapurna, Priuli & Verlucca è in libreria con altri due volumi della collana «I fotografi della montagna». Il primo è La piccola patria alpina (pagine 112, formato 21,5x28, cartonato, euro 14,90) dei fratelli David ed Henri Peyrot, che presenta il meglio delle immagini di due grandissimi fotografi di montagna. David Peyrot (1854-1915) fu vicepresidente della Società di studi valdesi e autore di saggi storici. La sua passione per la fotografia nacque nel 1873 e la sua collezione comprende oltre 3800 lastre negative e circa 5000 stampe positive. Henri Peyrot (1866-1940) è socio del fotogruppo alpino del Cai dalla fondazione (1926) e il suo archivio fotografico comprende circa 7500 immagini, in grandissima parte stereoscopie positive su lastra, realizzate in un arco di tempo che va dal 1895 al 1940, che costruiscono un «album di famiglia » di straordinario interesse per l’attenzione ai luoghi, la vita e il lavoro quotidiano. Il secondo è L’Avventura Alpina (pagine 104, formato 21,5x28, cartonato, euro 14,90) di Giorgio Gualco, testo di Giuseppe Garimoldi. Giorgio Gualco nacque a Savona nel 1929. Si trasferì a Milano agli inizi degli anni cinquanta dove cominciò a frequentare l’ambiente alpinistico della sezione del Cai. Organizzò una spedizione alpinistica in Hoggar nel 1956, dove ebbe la ventura di salire alcune vette sconosciute. Nella primavera del 1956 fu al Ruwenzori dove, con Ghiglione e Frachey, aprì una direttissima alla Cima Margherita. Poi dal novembre 1957 al febbraio 1958, con Merendi a Marimonti concatenò le tre cime dell’Africa Centrale, Kenya, Kilimanjaro e Ruwenzori: Seguirono nel 1960, con Ghiglione e Mauri, la prima ascensione del Perserajok, nel 1967 l’ascensione al Pik Lenin e infine, nel 1972, fu alla Terra di Baffin.

  • discoveryalps.it
    Torre Pellice: presentazione del libro "Fratelli Peyrot, La piccola patria alpina"

    La recensione su discoveryalps.it

     

    Sabato 14 novembre, ore 16.00 presso la Civica Galleria di Arte contemporanea “Filippo Scroppo” di Torre Pellice, il Comune di Torre Pellice, la Civica Biblioteca di Torre Pellice “Carlo Levi”, il Centro Culturale Valdese, la Società di Studi Valdesi e la Libreria Claudiana di Torre Pellice, presenteranno il volume “Fratelli Peyrot, La piccola patria alpina”, a cura di Roberto Mantovani e Maria Rosa Fabbrini, edito da Priuli & Verlucca. Saranno presenti all’evento Giuseppe Garimoldi, curatore della collana “I fotografi della montagna” e Maria Rosa Fabbrini e Roberto Mantovani, autori dei testi.

    Nella seconda metà dell’Ottocento, con il consolidarsi del ceto borghese, la fotografia fa il suo ingresso nelle Valli valdesi. Le prime testimonianze fotografiche, all’epoca del dagherrotipo e delle lastre al collodio, sono costituite da ritratti e da scatti che mostrano gruppi di famiglia, ma dagli anni Settanta, accanto alla rappresentazioni di popolazione valligiana cominciano a comparire scorci architettonici e paesaggi. Nell’ultimo quarto di secolo, tra i vari fotografi contemporanei, i fratelli Peyrot – David, pastore valdese e Henri, uomo d’affari – danno vita al grande affresco fotografico delle valli Pellice, Chisone e Germanasca, le Valli Valdesi. Lastra su lastra, costruiscono l’intera iconografia di un piccolo mondo alpino dal respiro europeo, raccogliendone la cultura, l’identità confessionale, la tradizione, la storia, i simboli, i rapporti comunitari, gli elementi esteriori, il profondo legame con la montagna.

    Insieme, gli archivi fotografici dei fratelli Peyrot coprono un arco di tempo che va dal periodo postunitario alla vigilia della Seconda guerra mondiale e rivestono un valore culturale molto importante, anche perché costituiscono un’eccezione nella storia della fotografia, attività che di solito si spingeva verso la montagna grazie alla curiosità dei cittadini, ma difficilmente era appannaggio degli abitanti delle valli. Le oltre 5.000 stampe positive di David sono di proprietà degli eredi mentre le circa 7.500 stereoscopie su lastra di Henri sono conservate presso l’Archivio Fotografico Valdese (AFV) della Fondazione Centro culturale Valdese di Torre Pellice, che gestisce un patrimonio fotografico di notevole interesse storico e documentario relativo alle Valli valdesi e al mondo del protestantesimo italiano.



Estratti



A cavallo fra Ottocento e Novecento, i fratelli Peyrot – David, pastore valdese e Henri, uomo d’affari – danno vita al grande affresco fotografico delle valli Pellice, Chisone e Germanasca, le Valli Valdesi. Lastra su lastra, costruiscono l’intera iconografia di un piccolo mondo alpino dal respiro europeo. Ne raccolgono la cultura, l’identità confessionale, la tradizione, la storia, i simboli, i rapporti comunitari, gli elementi esteriori, il profondo legame con la montagna.

“Il meglio delle immagini
di due grandissimi fotografi di montagna”

David Peyrot (Luserna San Giovanni, Val Pellice - Torino, 1854 - 1915). Dalla fine del 1890 alla fine del 1907, David Peyrot resse la chiesa valdese di Torino. Fu vicepresidente della Società di studi valdesi e autore di saggi storici. La sua passione per la fotografia nacque nel 1873. La sua collezione comprende oltre 3800 lastre negative e circa 5000 stampe positive.

Henri Peyrot (Luserna San Giovanni 1866 - Torino 1940), era il minore dei fratelli Peyrot. Socio del Fotogruppo alpino del Cai dalla fondazione (1926), il suo archivio fotografico comprende circa 7500 immagini, in grandissima parte stereoscopie positive su lastra, realizzate in un arco di tempo che va dal 1895 al 1940, che costruiscono un «album di famiglia» di straordinario interesse per la sua illustrazione della vita privata della borghesia valdese tra Torino e le Valli, per l’attenzione per i luoghi di origine, la vita e il lavoro quotidiano della campagna, per le immagini delle numerose città italiane ed europee in cui Henri si recò per lavoro.

 
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