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Legni antichi della montagna

Legni antichi della montagna

con la collaborazione di Jacques Chatelain

Cartonato con sovraccoperta plastificata a colori, formato cm 21,5x28, pp 424 con più di 400 fotografie a colori e rilievi grafici

ISBN 978-88-8068-234-9
Disponibile in libreria

 

Recensioni

  • La Stampa / Torino Sette
    IL TESORO LIGNEO DELLE ALPI
    A.R.
    Scalda il cuore sfogliare, leggere, reggere in mano libri come «Legni antichi della montagna». Si sente pulsare un insieme di passioni, di dedizione, di numerose virtù. In un’epoca che cannibalizza tutto e tutti in nome dello spettacolo e dell’affare, dove i valori morali si usano solo da paravento secondo un uso strabico, conforta trovare chi crede nell’insegnamento del passato, nei valori del lavoro dell’uomo, nell’amore per ciò che la propria terra e la propria gente ha saputo realizzare con fatica e felici doti artistiche.
    Un’opera superba, il riassunto di un appassionato lavoro culturale che dura da decenni da parte dell’autore, Gherardo Priuli, che con eleganza si cela dietro il ruolo di curatore. E curatore lo è da più di trent’anni di questo filo che lo ha portato ad arricchire il catalogo della casa editrice con centinaia di pubblicazioni, dozzine di condizioni e la fortunata collana de «Quaderni di cultura alpina». Il professor Paul Guichonnet giustamente introduce il libro riconoscendo che Gherardo Priuli «ha apportato contributi fondamentali alla conoscenza della cultura e della civiltà alpine». Un autentico editore, conscio del lavoro culturale che svolge nell’ambiente cui ha deciso di indirizzare il proprio lavoro e la propria intelligenza. «Un formidabile unicum relativo all’antropologia economica e sociale dell’arco alpino» definisce la sua opera ancora Paul Guichonnet sotto il titolo «La civiltà del legno».
    Più di 370 sono gli oggetti (lampade, mobili, oggetti di casa e di lavoro) selezionati e descritti da Priuli con la collaborazione di Jacques Chatelain, direttore del Museo-Château di Annecy. Il risultato di una lunga e paziente ricerca nei tesori dei musei di etnografia e nelle collezioni private. Merito degli autori non essersi limitati a una sola regione delle Alpi, ma di scegliere gli esempi nei suoi diversi contesti. Una grande varietà di luoghi e popolazioni, forme e decori ma che mostra una parentela che testimonia del carattere fondamentale della civiltà delle Alpi: unità nella diversità, espressione di una società viva, largamente autartica, preindustriale, fantasiosa e utilitaristica insieme. Una serie di brevi saggi di vari autori accompagna questo «tesoro di legno» sottolineando ogni suo pregio.

  • La Repubblica

    LA CIVILTÀ CREATA IN UN TRONCO
    Leonardo Bizzarro

    Lo sterminato elenco degli oggetti in legno, nella civiltà della montagna, è pari solo a quello, oggi, degli strumenti in plastica presenti nelle nostre case. Dai tronchi, con sgorbie, torni, scalpelli o più semplicemente con la punta di un coltello, si sono ricavati scatole e cassapanche, portalumi e scodelle, posate e poppatoi, marche per il pane e il burro, crocifissi, tavoli ovviamente sedie. E maschere di carnevale, che diventano soggetti apotropaici. O bastoni decorati fino a farne pigole opere d’arte portatile.
    Questo e altro è stato raccolto da Gherardo Priuli, in anni di lavoro con la collaborazione di Jacques Chatelain, nelle pagine de Legni antichi della montagna, edito da Priuli & Verlucca.
    Un’esplorazione paziente su tutto l’arco alpino, avanti e indietro nel tempo, attraverso le collezioni dei musei della montagna non solo italiani e le raccolte private. Con contributi scientifici di prim’ordine, a partire da Paul Guichonet, docente all’Università di Ginevra. E accanto ai testi, uno sterminato ventaglio di magnifiche fotografie, che fanno rimpiangere una civiltà del legno definitivamente tramontata.


  • Cose Antiche
    Legni antichi della montagna

Estratti



Questa è la terza e nuova edizione ampliata di un'opera fondamentale per la comprensione delle fenomenologie legate alla cultura materiale lignea delle regioni alpine. Centinaia di reperti provenienti dai più prestigiosi Musei e dalle più importanti collezioni private. Questa edizione si avvale del contributo del noto esperto francese Jacques Chatelain e di note personalità di area museale e scientifica come Jean Guibal, Giovanni Kezich, Herlinde Menardi e Francesca Giovanazzi.

Prefazione di Paul Guichonnet
LA CIVILTÀ DEL LEGNO

La magnifica opera che ho il piacere di presentare ai lettori è il risultato del fortunato incontro tra un editore appassionato – qui in veste di autore – e uno specialista dell’arte popolare delle nostre montagne. Da più di trent’anni, Gherardo Priuli attraverso la sua casa editrice – la Priuli & Verlucca, editori – ha apportato contributi fondamentali alla conoscenza della cultura e della civiltà alpine. Le centinaia di pubblicazioni, le dozzine di coedizioni e la fortunata collana dei Quaderni di cultura alpina costituiscono un formidabile unicum relativo all’antropologia economica e sociale dell’arco alpino. Un’attenzione particolare è stata portata alla cultura materiale dei montanari le cui realizzazioni – come gli oggetti della vita quotidia-na – testimoniano la ricchezza di un patrimonio di cui si è a lungo poco approfondito, e stupiscono per la perfezione della loro tecnica e per la sensibilità artistica dei loro autori.
Per presentare «i vecchi legni della montagna», nessuno è più qualificato di Jacques Chatelain, considerato oggi uno dei migliori conoscitori dell’artigianato popolare delle Alpi. Questo figlio della Savoia, è prima di tutto uomo di mestiere, conoscitore delle tecniche di lavorazione del legno, artista e etnologo, capace di collocare le creazioni dell’artigianato della montagna nel loro contesto storico e socio-economico.
L’identificazione e la descrizione dei più di 370 oggetti selezionati dagli autori e presentati in questo libro, sono il risultato di una lunga e paziente ricerca nei tesori dei musei di etnografia e nelle collezioni private. Identificazione che mette fortemente in luce le caratteristiche specifiche di queste realizzazioni.
Il merito degli autori è stato quello di non limitarsi a una sola regione delle Alpi, ma di scegliere gli esempi nei suoi diversi contesti. Ne risulta la constatazione che attraverso la varietà dei luoghi e delle popolazioni, le forme e i decori mostrano una parentela che testimonia del carattere fondamentale della civiltà delle Alpi: l’unità nella diversità.
Espressione di una società viva, largamente autarchica, preindustriale, l’artigianato della montagna unisce alla funzione utilitaristica dei suoi prodotti il piacere estetico dell’abbellimento per mezzo della decorazione, di una ricchezza talvolta persino esuberante.
Non sorprende che nelle Alpi dove è dominante la «civiltà del legno», questo materiale abbia goduto della predilezione quasi esclusiva degli artigiani locali. Un ultimo punto merita di essere sottolineato: nonostante l’apertura dell’arco alpino agli spazi esterni, avvenuta a partire dalla metà del XIX secolo attraverso la ferrovia, e della conseguente invasione di prodotti seriali, gli oggetti dell’artigianato tradizionale hanno sovente continuato a essere fabbricati fino alla vigilia della prima guerra mondiale, come testimoniato dalle date su di essi incise, a lato del nome o delle iniziali dei loro proprietari.
La scelta degli autori si è sviluppata attorno alle famiglie di oggetti più tipici. Si apre con il tema della luce, con le bugie e i porta lampade a olio. La serie dei cofanetti e delle cassapanche è senza dubbio la più rappresentativa dell’artigianato popolare alpino. Con intagliato a punta di coltello l’onnipresente, «quasi ossessivo» – scrive Jacques Chatelain –, rosone, la stella a sei petali, e il vortice evocante il sole raggiato. Seguono gli utensili dell’alimentazione: cucchiai, forchette e coltelli dai manici decorati; i recipienti per il sale e le spezie; i boccali e le barilotte, con – inevitabilmente – le famose grolle della Valle d’Aosta. Dopo il mangiare, il vestire, rappresentato dagli arcolai, dai filatoi, dalle conocchie intagliate con raffinatezza, i fuselli delle dentellières. La serie degli attrezzi agricoli è abbondantemente rappresentata: i rastrelli e i portacote, i sorprendenti collari in legno per le capre e le mucche; gli utensili per la lavorazione del latte: gli sgabelli per mungere, le zangole, i tipici stampi per formare e decorare il burro (di cui Jacques Chatelain è il massimo esperto). Il vimine occupa anch’esso uno spazio (illustrato dai ventilabri, dai cesti e dai cestini), così come altri accessori della vita quotidiana, come i bastoni scolpiti, le raffigurazioni religiose, i porta messale, i portapenne, gli oggetti dello scrivere, i compassi e i giochi dei bambini.
L’aspetto più affascinante di queste testimonianze del quotidiano delle popolazioni alpine è che ogni oggetto, nella sua forma e nella sua decorazione, è l’opera originale di un artigiano, a differenza dell’uniformità standardizzata dei prodotti industriali.
Inoltre, il piacere che si prova nello scoprire queste opere d’arte è sottolineato dall’eccezionale qualità delle fotografie che li raffigurano visivamente.
Quest’opera di referenza segna un punto fermo nella conoscenza dell’arte popolare e della cultura tradizionale delle Alpi.
 
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