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Lombardia

Lombardia

Cartonato con sovraccoperta plastificata a colori, formato cm 21,5x28 pagine 128 con 142 immagini a colori 

ISBN 978-88-8068-732-0

Disponibile in libreria


 

Estratti



Il volume, interamente a colori, offre le più suggestive e spettacolari immagini della Lombardia firmate dall’obiettivo di Livio Bourbon e introdotte dalla brillante penna di Mario Cervi.
Più di 140 affascinanti fotografie di una eccezionale campagna fotografica, riprodotte anche a piena e doppia pagina svelano la Lombardia più emozionante e inconsueta in un elegante volume inedito ad un prezzo veramente speciale.

Dall’introduzione di Mario Cervi
Lombardo di nascita, d’educazione, di residenza, di lavoro, ho qualche difficoltà a scrivere della Lombardia. Nel suo «Gli italiani» Luigi Barzini jr. faceva un’osservazione acuta: è agevole trinciare giudizi sui paesi che conosciamo poco, meno agevole trinciarli su quelli che conosciamo bene. Il nostro Paese lo conosciamo meglio di ogni altro, e dunque non possiamo procedere per luoghi comuni, per schemi ovvi, per slogan consolidati. Sappiamo che ogni affermazione ha il suo rovescio, ogni regola le sue molte eccezioni. Per questo ho sempre avvertito un profondo disagio per la caricatura che i cinematografari romani, ubriachi di cambiali e di chiacchiere, facevano dei lombardi nelle cosiddette «commedie all’italiana». Con il «cummenda» ricco, ignorante e tracotante, ridicolizzato e sconfitto, nel lieto fine, da esemplari della microcamorra napoletana o delle cosche corleonesi. La Lombardia è una grande e complessa realtà, e richiede una lettura attenta, un po’ come i «Promessi Sposi». Ha infinite bellezze segrete – panoramiche, umane, culturali – che non si rivelano di primo acchito: ma che devono essere scoperte pazientemente, al di là del clamore e dell’impatto di fabbriche, commerci, banche, lussi, stilisti, faccendieri.
La città che conosco meno, in Lombardia, è probabilmente quella in cui sono nato nel remoto 1921, la stupenda Crema. Ci sono nato per caso. Mio padre, che aveva fatto la Grande Guerra, e che era originario di Casalbuttano, nel Cremonese, aveva dopo il congedo trovato lavoro a Milano, ma non casa. Appunto per avvicinarsi a Milano lui e mia madre – che era di Fontanella al piano, sempre nella Bassa, al confine tra le province di Bergamo e Cremona – si sistemarono provvisoriamente a Crema. Quando la famiglia si radicò a Milano non ebbi più legami con Crema: ne ebbi invece molti con Cremona, dove erano rimasti i nonni paterni, che abitavano in una strada centrale pavimentata di sassi, tra i quali riusciva a crescere un po’ d’erba.
Le strade dei paesi vicini erano allora fangose, nelle camere da letto gelide si metteva tra le lenzuola lo scaldino, la sera, e il luogo più ospitale delle cascine era la stalla, tra il quieto muoversi delle bovine, con cani e gatti a far compagnia. Non era certo il Paradiso che la pastorelleria dei «verdi» – molti dei quali quel mondo non l’hanno mai conosciuto – vorrebbe farci credere. «L’albero degli zoccoli» di Olmi ci ha raccontato molte cose sulle crudeltà d’un mondo che era anteriore a quello che ho visto, ma che molto gli somigliava. Però quando mi capitava di andare a Fontanella – nella cappella del cimitero c’è già il posto per me – e vedo le nette strade asfaltate, le villette ben finite, le cascine con il riscaldamento centrale, le stalle razionali, le moto giapponesi e i fuoristrada, un poco di rimpianto per l’universo contadino che ho frequentato senza veramente viverlo mi si affaccia alla controcassa del cervello, o piuttosto del cuore.
[…]
 
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