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  • La Stampa
    VOLANTINI SCOLASTICI 30 ANNI DOPOMarco Revelli
  • La Stampa

    VOLANTINI SCOLASTICI 30 ANNI DOPO
    Marco Revelli

    I volantini di «Ciclostilato in proprio» registrano, per così dire, il «day after »: il quinquennio ‘74-‘79, che «venne dopo». La grande esplosione - il ‘68 studentesco e l’autunno caldo operaio - c’era già stata. Ed era stata radicale e solida insieme. Creativa e di massa. Molto «torinese»: aveva attraversato e segnato la città nel profondo, cambiandone mentalità e costumi, linguaggi e rapporti di potere, senza mutarne nella sostanza le geometrie da «città-fabbrica». Facendone propria, anzi, la corposa compattezza da «metropoli di produzione» col proprio concentrarsi in pochi, decisivi, luoghi cruciali (Palazzo Campana con i suoi studenti, Mirafiori con i suoi operai in rivolta), senza le frammentazioni ideologiche romane, o pisane, o milanesi. Niente katanghesi, niente scontri per l’egemonia. Anche i fascisti, che avevano picchiato davanti alle fabbriche nei primi mesi, erano stati messi a tacere da una città che non ammetteva rigurgiti e squadrismi. Qui non c’era né una San Babila, né i Parioli. E i primi anni Settanta non erano stati diversi: un conflitto aspro, anche duro, ma non la «guerra civile strisciante » di altre città. Con il «movimento» che esce dalla Università e si diffonde nelle scuole medie, fino a diventarvi - nel bene e nel male - senso comune, quotidianità
    Belli neri, scuri scuri, pesanti, fitti. Un agile corpo due per stimolare la lettura.Unagrafica snella e accativante comequella della Pravda. Colate di inchiostro umidiccio che annerisce le mani, sale alle narici, inebria le menti come una pista di coca. Con un lezzo acido che in quegli però era come un «parfum » sensuale. Così erano i volantini degli Anni del Movimento. Vitali, duri, astratti, noiosi, concreti. Un mondo di carta per battaglie che purtroppo spesso solo di carta non sono rimaste. Per lunghi anni nelle scuole torinesi ne sono circolati a camionate. Praticamente uno al giorno diffusi da studenti stropicciati dal poco sonno e le tante sigarette. Tra il ‘74 e il ‘79 uno studente un po’ maniaco, Luca Reteuna, ha raccolto quelli che sono planati sul mitico D’Azeglio. Il liceo per eccellenza, fucina del meglio della cultura nazionale da Monti a Cosmo, a Zini, Antonicelli, Pavese, Einaudi, Mila, Foa, Pajetta, Giua, Artom, Ginzburg, Bobbio. Adesso sono raccolti nel libro «Cicl. in proprio» con due saggi di Bruno Bongiovanni e MassimoFirpo (Priuli&Verlucca, pagine 194, 14 euro) che sarà presentato l’8 maggio, alle 18, alla Fnac. In quel sacrario del sapere nei duri e indimenticabile Anni Settanta si sono scaricate tutte le ovvie tensioni di una società e di una città in ebollizione. Nei volantini non manca nulla. C’è quello «fai da te» dell’ironico Joe Bestia che scopre, al culmine di un pessimo quadrimestre, con qualche anno di ritardo i temi di «Lettera a una professoressa»: la scuola è di classe, i figli degli operai sono svantaggiati. Ci sono le controfiabe delle ragazze, di quella metà del cielo allora prorompente. Untempo lontano nel quale le fanciulle non volevano diventare veline. Allora Cenerentola stava sulle scatole e tutte e come lei la pletora di sottomesse amebe anelanti al proprio individuale principe azzurro. Nelle idee di carta che circolavano nelle mattine stanche c’è la democrazia scolastica, ci sono le lotte contro le eterne riforme della secondaria, le elezioni, le assemblee, i collettivi, i controcorsi. Ci sono gli scazzi tra studenti di destra e di sinistra e a sinistra tra ultrà e figiciotti. E poi c’è la violenza. Quella che arriva da fuori e sbatte in faccia ai ragazzi i morti di quella lunga battaglia che furono gli Anni Settanta. Ci sono gli studenti ammazzati dai fascisti come Varalli e Zibecchi, ci sono le vittime delle terrorismo brigatista come Picco a Moro. Ma nel leggere quei lontani fogli - così importanti per ridare memoria a un decennio che non fu solo violenza,ma un fiorire di idee, passioni, battaglie, conquiste - si riscopre che Torino è stata in fondo un’isola felice. Qui i ragazzi erano di sinistra, di ultrasinistra, di centro sinistra, di destra, di destra fascista, di destra cattolica, di centro destra. Si sono scazzati in decine di assemblee, in circoli fumosi e ripetitivi; si sono affrontati a slogan di fuoco nelle piazze e nei corridoi delle scuole, si sono scazzottati. Ma mai si sono presi a chiavi inglesi in testa o a rivoltellate sotto casa.


  • La Repubblica
    Volantini dagli anni Settanta
    Luca Rastelli

  • Tempo Libero
    Parole di carta

Estratti



 
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